“Gran parte della propaganda anticomunista ha denunciato aspramente il trattato tedesco-sovietico del 1939, ignorando però totalmente il fatto che i russi furono costretti a siglare quel patto dai continui rifiuti da parte delle potenze occidentali, in particolare gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, di unirsi a Mosca per affrontare la minaccia nazista, e del resto quelle stesse potenze si erano già rifiutate di accorrere in aiuto del governo spagnolo di ispirazione socialista assediato dai fascisti tedeschi, italiani e spagnoli”.
(William Blum, “Il libro nero degli Stati Uniti”, 2003)

Il 23 agosto 1939 veniva siglato il patto di non aggressione tra Germania e URSS dai ministri Molotov e Von Ribbentrop.

Gran Bretagna e Francia avevano fino a quel momento cercato in tutti i modi di utilizzare Hitler in chiave anti-sovietica, così che fosse la Germania a risolvere lo spinoso problema del bolscevismo dilagante. Non è un caso che avessero respinto i continui appelli di alleanza militare che fino a pochi giorni prima della firma del patto Stalin aveva continuato a mandare alle potenze “democratiche” in chiave anti-nazista.

Alla fine degli anni Trenta, soprattutto dopo gli accordi di Monaco,l’URSS si trovava isolata nell’arena internazionale. Questa situazione è sempre pericolosa per un paese, lo era soprattutto in un contesto dove le Potenze dell’Asse avevano cominciato ad applicare una politica di scatenamento di conflitti armati sempre nuovi. Ecco perché il Patto Molotov-Ribbentrop fu una manovra sagace da parte di Stalin che permise all’Unione Sovietica di raggiungere molti obiettivi utili e che praticamente predeterminò la creazione della coalizione antihitleriana dopo l’offnsiva tedesca lanciata il 22 giugno 1941 contro l’URSS.

Non è un caso che Francia e Gran Bretagna non fossero intervenute a fianco dei repubblicani nella guerra di Spagna, per non irritare i tedeschi.

Non è un caso che Francia e Gran Bretagna non avessero invitato l’URSS alla sciagurata conferenza di Monaco (1938) in cui regalarono i Sudeti a Hitler, spalancandogli le porte per l’Est.

Il Patto era opportuno, indispensabile, legittimo nelle condizioni dell’epoca e realista dal punto di vista della strategia politica. Bisognerebbe rivedere le conclusioni affrettate del II Congresso dei Deputati del Popolo dell’URSS, secondo le quali il Patto era immorale e contrario al diritto internazionale e fare adottare delle dichiarazioni appropriate dalle due camere del parlamento russo attuale sulla base di valutazioni più lucide.

Stalin sapeva che gli serviva ancora tempo per riorganizzare l’Armata Rossa e che bisognava intensificare la produzione di materiale bellico per prepararsi alla guerra imminente. Una guerra che però non voleva affrontare da solo contro il temibile nemico tedesco. Il patto ebbe l’effetto di rovesciare la minaccia tedesca ad Ovest, obbligando Francia a Gran Bretagna ad entrare in guerra controvoglia contro una potenza che si resero contro troppo tardi di essere incapaci di manovrare.

Stalin, considerato l’isolamento in cui era relegata l’Urss, poteva giocare solo la carta del patto tattico con la Germania. L’enorme levatura di capo di Stato rivoluzionario di Stalin sta poi nell’avere usato tale patto per rovesciare la situazione sfavorevole in cui si trovava l’Urss, riuscire a dare il colpo definitivo al nazi-fascismo e per conseguenza liberare l’Europa ed il mondo dalla bestia nazista.

COSA ACCADDE DOPO LA FIRMA?

Il primo settembre, Hitler attaccò la Polonia. L’Inghilterra e la Francia erano cadute nella loro stessa trappola. Questi due paesi avevano agevolato tutte le avventure di Hitler nella speranza di usarlo contro l’Unione Sovietica. Fin dal 1933 non avevano mai smesso di vantare i meriti di Hitler nella lotta contro il comunismo. Ora erano obbligati a dichiarare guerra alla Germania nazista… senza avere la minima intenzione di farlo davvero. La loro rabbia scoppiò in una virulenta campagna anticomunista sul tema: “Il bolscevismo è l’alleato naturale del nazismo”. Mezzo secolo più tardi questa propaganda idiota si trova ancora nei libri di scuola come una verità incontestabile. Eppure la storia ha dimostrato che il patto tedesco-sovietico costituì la chiave della vittoria nella guerra antifascista. Sembra un paradosso, ma il patto fu una svolta che permise la preparazione delle condizioni della sconfitta tedesca.

Di fatto, l’Unione Sovietica concluse questo patto con la chiara consapevolezza che, presto o tardi, la guerra con la Germania nazista sarebbe stata inevitabile. Una volta che la Germania ebbe deciso di concludere un accordo con l’URSS, Stalin strappò a Hitler il massimo delle concessioni al fine di prepararsi le posizioni migliori per la guerra imminente. La Pravda del 23 settembre 1939 scriveva:
«La sola cosa ancora possibile era preservare dall’invasione tedesca l’Ucraina occidentale, la Bielorussia occidentale (due province che erano state strappate all’Unione Sovietica nel 1920) e i paesi del Baltico. Il governo sovietico ha fatto prendere alla Germania l’impegno di non passare la linea formata dai fiumi San, Narew, Bug e Vistola.»

In Occidente coloro che hanno sempre simpatizzato per la politica anticomunista di Hitler ora esclamano: “Il fascismo e il bolscevismo, questi due totalitarismi, si sono spartiti la Polonia”. Ma l’avanzata delle truppe sovietiche corrispondeva agli interessi delle masse popolari dei territori coinvolti, poiché permetteva loro di sbarazzarsi dei fascisti, dei grandi proprietari terrieri e dei capitalisti. Questa avanzata corrispondeva anche agli interessi dell’insieme del movimento antihitleriano mondiale. I borghesi più realisti percepivano chiaramente che, avendo fatto avanzare le sue truppe, l’Unione Sovietica si era procurata una migliore posizione di partenza per la guerra. Così il 1° ottobre 1939 Churchill dichiarava: «Il fatto che le armate russe siano schierate su questa linea è dovuto chiaramente al bisogno di sicurezza della Russia di fronte alla minaccia nazista. In ogni caso, la linea esiste ed è stato creato un fronte a Est che la Germania non osa attaccare.»
Delusa la loro speranza di vedere l’esercito nazista lanciato contro l’Unione Sovietica attraverso la Polonia, la Francia e l’Inghilterra si sentirono in dovere di dichiarare guerra alla Germania…

Ma sul fronte dell’Ovest nessuna bomba turbava la tranquillità dei nazisti. In compenso, fu scatenata una vera e propria guerra politica interna contro i comunisti e, il 26 settembre, il PCF fu messo fuori legge e i suoi membri migliori furono imprigionati. Henri de Kerillis scriveva: «Una tempesta indescrivibile sollevò le coscienze borghesi. Soffiava con furia lo spirito di crociata. Non ci fu che un grido: guerra alla Russia. In questo momento il delirio anticomunista raggiunse il parossismo.» Nello stesso tempo Stalin, con una grande perspicacia, disse a Zukov: «Il governo francese, con Daladier a capo, e il governo inglese di Chamberlain non vogliono impegnarsi seriamente nella guerra contro Hitler. Sperano ancora di spingere Hitler a una guerra contro l’Unione Sovietica. Se nel 1939 hanno rifiutato di formare con noi un blocco contro Hitler, è stato perché non volevano legare le mani a Hitler e non volevano indurlo a rinunciare alla sua aggressione contro l’Unione Sovietica. Ma non otterranno nulla. Dovranno essi stessi pagare per la loro politica miope.»

Ritenendo inevitabile la guerra contro la Germania, il governo sovietico si preoccupava seriamente per la sicurezza di Leningrado, posta a 32 chilometri dalla frontiera finlandese. Il 14 ottobre 1939, Stalin e Molotov inviarono al governo finlandese un memorandum sul problema della difesa di Leningrado. L’Unione Sovietica voleva assicurarsi “la possibilità di bloccare l’entrata del Golfo di Finlandia”. Chiedeva alla Finlandia di darle in affitto il porto di Hanko e di cederle quattro piccole isole. Per rendere possibile la difesa di Leningrado, chiedeva una parte dell’istmo di Carelia che apparteneva alla Finlandia. In cambio l’URSS offriva alla Finlandia una parte della Carelia Sovietica, due volte più grande. Spinta dalla Germania, la Finlandia rifiutò e, il 30 novembre 1939, l’URSS le dichiarò guerra. Qualche giorno più tardi, Hitler dette le sue istruzioni per la futura guerra contro l’Unione Sovietica. Diceva tra l’altro: «Sui fianchi della nostra operazione, potremo contare sull’intervento attivo della Romania e della Finlandia nella guerra contro la Russia Sovietica.»

L’Inghilterra e la Francia, preoccupate a non impegnarsi nella “strana guerra”, si lanciarono in una guerra all’ultimo sangue contro la minaccia bolscevica! In tre mesi, l’Inghilterra, la Francia, gli Stati Uniti e l’Italia fascista spedirono 700 aerei, 1.500 cannoni e 6.000 mitragliatrici alla Finlandia, “vittima dell’aggressione”.
Il generale francese Weygand si recò in Siria e in Turchia per preparare un attacco contro l’Unione Sovietica da Sud. Il piano dello stato maggiore francese prevedeva il bombardamento dei pozzi petroliferi di Baku. Nello stesso mo-mento il generale Serrigny scriveva: «In realtà Baku, con la sua produzione di 23 milioni di tonnellate di petrolio, domina la situazione. Se noi riuscissimo a conquistare il Caucaso o se queste raffinerie fossero semplicemente incendiate dalla nostra forza aerea, il mostro sprofonderebbe privo di vita.»

E mentre non sparava un colpo contro gli hitleriani a cui aveva dichiarato guerra, il governo francese riunì un corpo di spedizione formato da 50.000 uo-mini per combattere i Rossi! Chamberlain dichiarò che l’Inghilterra avrebbe inviato 100.000 soldati. Queste truppe non arrivarono in Finlandia perché l’Armata Rossa sconfisse l’esercito finlandese. Il trattato di pace fu firmato il 14 marzo 1939. Più tardi, in piena guerra, una pubblicazione gollista apparsa a Rio de Janeiro, avrebbe affermato: «Alla fine dell’inverno 1939-1940 fallisce il complotto politico e militare di Chamberlain e Daladier che aveva lo scopo di provocare un rovesciamento del fronte contro l’Unione Sovietica e di porre fine al conflitto tra l’alleanza franco-inglese e la Germania a favore di un compromesso e di un’alleanza anti Komintern. Questo complotto consisteva nel inviare, in aiuto alla Finlandia, un corpo di spedizione franco-inglese, il cui intervento avrebbe provocato uno stato di guerra con l’Unione Sovietica.»

Il patto tedesco-sovietico e la sconfitta della Finlandia prepararono le condizioni della vittoria dell’Armata Rossa contro i nazisti.

Questi due avvenimenti ebbero quattro conseguenze di fondamentale importanza.
Impedirono la formazione di un fronte unito delle potenze imperialiste contro l’Unione Sovietica socialista. Un attacco tedesco nel 1939 avrebbe cer-tamente portato come conseguenza un attacco giapponese in Siberia. Al con-trario l’URSS riuscì a firmare un patto di non aggressione con il Giappone che resse fino alla sconfitta del fascismo.
La Francia e l’Inghilterra, che avevano rifiutato durante tutto il periodo degli anni Trenta un sistema di sicurezza collettivo, furono obbligate a entrare in un’alleanza effettiva con l’Unione Sovietica nel momento in cui la Germania ruppe il patto tedesco-sovietico.
L’Unione Sovietica poté far avanzare le sue difese da 150 a 300 chilometri. Questo fattore ebbe una grande influenza sulla difesa di Leningrado e di Mosca, alla fine del 1941.
L’Unione Sovietica guadagnò 21 mesi di pace che le permisero di rafforzare in modo decisivo la propria industria bellica e le forze armate.

Vi è ragione di affermare che Stalin non aveva altra scelta. Al suo posto qualsiasi uomo politico occidentale avrebbe fatto la stessa cosa. In politica bisogna agire conformemente agli interessi dello Stato e del proprio popolo, altrimenti non si tratta di politica ma di un crimine.

Intervista a Iuli Kvizinski, deputato alla Duma russa, in occasione del 70° anniversario del Patto Molotov-Ribbentrop

Che ne pensate del patto Molotov-Von Ribbentrop?

Ludo Martens, Stalin, un altro punto di vista