La mia fortuna è simile a quella di tutti gli affamati della mia generazione, ai quali la rivoluzione ha aperto le strade della vita. Ma c’è una particolarità, sono stato molto fortunato, mi hanno mandato a studiare in Unione Sovietica, all’accademia di piloti militari, e poi a Star City, dove vivono e studiano i cosmonauti.

Il 18 settembre 1980, alle 19:11 UT, il potente razzo Soyuz U con la navicella spaziale Soyuz 38 decollò dal cosmodromo di Baikonur in Kazakistan, con Yuri Romanenko e Arnaldo Tamayo Méndez.

Dopo aver superato i 100 km di altitudine, Tamayo Méndez ottenne il titolo di cosmonauta. Tamayo Méndez è il primo latinoamericano, il primo afroamericano e il primo di lingua spagnola a compiere un volo spaziale.

Nella Stazione furono ricevuti da Leonid Popov e Valery Riumin, che erano a bordo da aprile a ottobre. Il soggiorno di Romanenko e Tamayo Méndez durò 7 giorni e 20 ore, tempo che hanno utilizzato per le loro attività scientifiche. L’Accademia Nazionale delle Scienze di Cuba insieme all’Istituto Cubano per la Ricerca sui Derivati ​​della Canna da Zucchero, ha progettato per loro diversi esperimenti.

Con “Azúcar” e “Zona”, hanno coltivato monocristalli organici con zucchero in assenza di gravità, in circostanze diverse e con altre sostanze. Gli esperimenti sono serviti per studiare le capacità della canna da zucchero, i cubani da essa ottengono carta a base di bagassa, dalla melassa estraggono lisina, acido ascorbico e antibiotici, viene utilizzato per distillare l’alcool, producono lievito per mangimi o viene aggiunto al mangime-

“Trópico 3” era dedicato allo studio della previsione del raccolto della canna da zucchero e della sua maturità. Questa attività svolta ad occhio alle pendici dei canneti produceva errori di previsione nel 50% dei casi e perdite di raccolto. Successivamente, grazie all’osservazioni aerea gli errori diminuirono. Studiando i canneti dallo spazio si sperava di limare ancora i margini di errore

“Biosphere C” (Cuba) ha osservato l’isola per esplorazioni geologiche, giacimenti di petrolio e minerali, è stata studiata la piattaforma marittima attorno all’arcipelago cubano, ricca di specie marine, ed è stata studiata l’atmosfera dell’isola.

Racconto di Arnaldo Tamayo Méndez

Il nostro pianeta è una grande ‘nave’ che galleggia serena nell’Universo e tutti, in un certo senso, siamo ‘cosmonauti’, perché viaggiamo su di essa come i suoi più valorosi membri dell’equipaggio”. Lo ha detto alla stampa il generale di brigata Arnaldo Tamayo Méndez, il primo latinoamericano e meticcio ad andare nello spazio, oggi capo del Dipartimento delle Relazioni Internazionali delle Forze Armate Rivoluzionarie (FAR). Confessa che gli piacerebbe essere un pilota adesso, o girare in orbita attorno alla Terra, ma i nuovi compiti che gli sono stati affidati attenuano la nostalgia.

“In ogni modo ho sognato di andare nuovamente nel cosmo, come in quell’indimenticabile 18 settembre 1980, nel quale partimmo dalla base kazaka di Baikonour. E’ passato del tempo, però mi sembra che sia ieri ed in questo momento sto provando un’emozione grande quasi quanto quella provata negli otto giorni del viaggio, carico di tensione e scienza.
Essere cosmonauta – io fui il 97° – ha i suoi miti, non lo nego. Per esempio i bambini ci vedono come extraterrestri, ma non siamo diversi dalle altre persone. Chi vola nello spazio non è assolutamente un Superman. I bambini ci fanno ogni tipo di domanda! Ci vedono come un qualcosa di irreale, fantastico, da fantascienza. Dopo aver volato così lontano, veloce ed alto, uno contrae un grande impegno. Dopo aver orbitato attorno alla Terra ad una velocità di quasi 30.000 km/h, vale a dire più di 8 km al secondo, viaggiando tra le stelle, come viene scritto nei romanzi, se passiamo in automobile con il rosso in una strada qualsiasi, quelli che ci vedono dicono sbalorditi: guardate cosa sta facendo quell’astronauta!”

Qualcuno ha chiesto se Romanenko o lui, o gli altri cosmonauti del complesso orbitante, Riumin e Popov, siano entrati in contatto con un OVNI (UFO la sigla in inglese). “Non nego che esistano, ma non sono in grado di provarlo e, oltretutto, non li abbiamo mai visti. Può darsi che, in qualche recondito angolo dello spazio, esista la vita, ma non abbiamo indizi su questo”.

POESIA E COLORI DAL COSMO

Tamayo dice di essere un cattivo poeta e che per questo non ha scritto una poesia su tutto ciò che ha visto dall’oblò della nave spaziale quando, assieme a Yuri Romanenko, fu viaggiatore cosmico e testimone della realtà di quel volo. Ma le sue evocazioni hanno un contenuto poetico. “Il vuoto del cosmo è pieno d’incertezze, domande, sorprese e timori.

Quando mi vidi in quell’abisso insondabile e potetti scorgere la Terra, pensai: Io vengo da lì! Sono di quella palla! A volte rimanevo a bocca aperta, guardando come il pianeta che abitiamo girava placidamente nello spazio. Io volevo osservare più a lungo quel piccolo mondo così lontano e per fare ciò arrivai a violare il riposo programmato. Lo spazio, al contrario di quel che si dice o pensa, non è azzurro ma grigio. I tramonti del sole sono mille volte più belli. L’atmosfera attorno al nostro pianeta è una grande cupola di cristallo, la Terra è veramente azzurra e la sua vegetazione marrone, mentre i grandi deserti sono di colore beige. Le nostre orbite erano di novanta minuti. Ogni ora e mezza facevamo il giro attorno al mondo ed in questo lasso di tempo vedevamo più di dieci volte la notte e il giorno, qualcosa di meraviglioso, come un racconto sulle fate. Abbiamo visto le tempeste, uno spettacolo impressionante, soprattutto di notte. I lampi sono diversi da quelli che vediamo sulla Terra. Sono raggi quasi interminabili, che si proiettano nell’infinito. Le stelle che sappiamo enigmatiche e irraggiungibili, continuano ad apparire lontane, ma più intense e brillanti.

IL PIANETA VA PROTETTO!

All’ONU, trattando il tema dell’inquinamento ambientale, abbiamo visto che se non ci uniamo nella lotta contro questo fenomeno, la Terra e soprattutto la nostra specie saranno in pericolo. Questa è stata una preoccupazione anche dei rappresentanti di circa 50 paesi che annoverano cosmonauti tra i loro cittadini. Noi che abbiamo avuto il privilegio di vedere il nostro pianeta da lontano, di contemplarlo tutto, abbiamo ponderato tutto ciò.

Se lo paragoniamo con il resto dell’Universo, non è così grande. Va protetto affinché non vada perduta la sua preziosa componente umana, evitando la sua distruzione, lenta o rapida che sia.

Ci minacciano due grandi pericoli: l’inquinamento e l’utilizzo degli armamenti. A ogni persona corrispondono 15 o 20 Kg di TNT degli arsenali attuali. Solo un grammo basterebbe per distruggere un essere umano. Perciò devono sparire le armi di sterminio di massa e un giorno anche quelle convenzionali.

Esiste un’altra grande tragedia: la fame. Tutti i giorni sembra che esploda una bomba atomica piccola o media in America Latina perché sono milioni i morti per la fame, la denutrizione, la sottoalimentazione, la mancanza di medicinali e di medici. Dobbiamo applaudire alle investigazioni spaziali per il benessere dell’uomo.

Il cosmo, per quanto riguarda l’utilizzo pacifico, è redditizio per molte ragioni e fatti: l’utilizzo di satelliti per le comunicazioni, la televisione, i pronostici meteorologici, l’elaborazione di carte geografiche, il ritrovamento di risorse sotterranee e la previsione dei disastri naturali, che può salvare migliaia di vite.

Paura? Sì, l’ho avuta, ma la si domina. Uno pensa sempre che è possibile un incidente, qualche avaria come la perdità della pressurizzazione. Ma con buone conoscenze e preparazione la paura non diventa panico. “Alcuni secondi prima del decollo, la certezza di essere a bordo di una nave spaziale che verrà sparata verso il cosmo ti spaventa ed influenza lo stato d’animo. Venire spinto da un razzo poderoso verso l’ignoto non è come viaggiare in una provincia. È andarsene dal pianeta, trovarsi in breve tempo a un’altezza sorprendente

Quando tornammo dal cosmo provai molte impressioni. Quando toccai la Terra respirai a fondo e mi dissi: ‘Sono già nel mio ambiente’. Uno si vede solo lassù a 450 Km di altezza e certamente prova uno stress molto grande. Ci tranquillizza soltanto il sapere che abbiamo compiuto una missione molto importante e che rappresentiamo il paese.

Credo, o a volte ho pensato, che il volo nello spazio è una cosa contraddittoria. Da una parte è un enorme progresso scientifico. Ma dall’altra un regresso, nel senso che ti allontana dalla società, dall’umanità. Certo, è un sacrificio transitorio per il bene dell’uomo e della pace. Questo compensa tutto.

Arnaldo Tamayo rappresena Cuba, l’America Latina, l’Africa e il Terzo Mondo nel cosmo. Fidel Castro

Sono passati 25 anni dal volo congiunto nello spazio Cuba-URSS

El primer latinoamericano en el espacio