
Con la fondazione dell’URSS il governo sovietico decise come primo obbiettivo di favorire l’identità e la dignità nazionale a ogni gruppo etnico, compresi i rom, numerosi in Russia, Bielorussia e Ucraina.
ORGANIZZAZIONE
Le condizioni di vita dei rom migliorò fino a giungere nei decenni alla completa integrazione di tale gruppo all’interno della società sovietica: nel luglio 1925 si formò a Mosca, favorita dal governo sovietico, l’Unione Rom Panrussa (UZP) che subito aprì sedi a Leningrado, Černigov, Vladimir e Smolensk, nello stesso anno fu costituita a Rostov la prima fattoria collettiva rom dell’Unione Sovietica, mentre l’UZP continuava a lavorare insieme al Commissariato del Popolo all’Agricoltura e al Dipartimento delle Nazionalità del Comitato Esecutivo Centrale Panrusso per creare la Commissione per l’Insediamento dei Rom Lavoratori, con l’obiettivo di incoraggiare i rom ad abbandonare il nomadismo. Infatti le popolazioni rom iniziarono presto a stabilirsi sulle terre a loro riservate da ciascuna Repubblica sovietica, tanto che si stima che tra il 1926 e il 1928 cinquemila appartenenti a tale gruppo nazionale si siano insediati nelle fattorie in Crimea, in Ucraina e nel Caucaso settentrionale.
ISTRUZIONE
Nel gennaio 1926 furono create a Mosca le prime classi in lingua romanes dell’Unione Sovietica, all’interno delle scuole elementari russe esistenti, dove si insegnavano varie materie inizialmente in russo e poi, con la creazione di un apposito alfabeto, furono stampati testi in tale lingua e formati insegnanti appartenenti a tale etnia:
Nel novembre 1927 fu avviata la pubblicazione di una rivista in romanes, Romany zorja (L’Alba rom), seguita dal Nevo drom (La nuova strada), un manuale di lettura destinato agli adulti.
Nel 1931 apparve la prima grammatica romanes destinata alle classi rom, Tsyganskij jazik (La lingua rom).
INTEGRAZIONE SOCIALE
L’integrazione continuò anche nell’ambito della classe operaia, tanto che nel 1931 a Mosca c’erano già 28 cooperative che occupavano 1.350 operai rom che lavoravano insieme a colleghi di almeno altre undici nazionalità.
CULTURA
Il 17 Dicembre 1931, per volere di Stalin, nasce il “Romen” primo e unico teatro al mondo nel suo genere. La compagnia compagnia teatrale che allora gestiva il teattro era formata da artisti presi direttamente dalla strada, molti dei quali non sapevano neanche leggere e scrivere. Oggi il repertorio del Teatro spazia dai classici all’arte drammatica contemporanea ed annovera 14 spettacoli. Milioni di spettatori in tutto il mondo hanno applaudito l’originale produzione artistica del “Romen”, che rispecchia la vivacità e il colorito tipici del popolo gitano. La storia del teatro si intreccia con quella delle dinastie di attori – Zolotarev, Zhemchuzhnye, Olgu e Lekarev- che lo hanno reso grande, e ancora oggi non è raro vedere fianco a fianco sul palcoscenico padri e figli, mogli e mariti.
Chi rifiutava d’integrarsi e continuava a nomadare o a contrabbandare (soprattuto in bestiame) veniva considerato “antisociale” e perseguito aspramente. Le pene partivano dalla semplice detenzione ai campi di lavoro e rieducazione.
Fonti:
Brooklyn College, Brigid O’Keeffe, intitolato “New Soviet Gypsies. Nationality, Performance and Selfhood in the Early Soviet Union” (University of Toronto Press, Toronto, 2013).
http://www.pmli.it/articoli/2015/20150527_22i_urssromsinti.html
https://it.sputniknews.com/italian.ruvr.ru/2011/12/17/62407569.htm