
Ernesto Che Guevara è senza dubbio una figura storica del movimento comunista del XX secolo che attira l’interesse di persone provenienti da una vasta gamma di ideologie politiche. Negli anni successivi al suo vile assassinio in Bolivia, il Che divenne un simbolo rivoluzionario per una varietà di partiti e organizzazioni di orientamento marxista, di sinistra e progressisti, dai trotskisti ai militanti leninisti e dai socialdemocratici agli anarco-libertari. Un numero significativo di coloro che ammirano il rivoluzionario argentino si identificano come “antistalinisti”, odiano e maledicono Stalin mentre spesso si riferiscono ai cosiddetti “crimini” dell’era staliniana. Ciò che è una contraddizione e un’ironia della storia è la seguente: Che Guevara stesso era un ammiratore di Joseph Stalin.
Così si esprimeva il “Che” in una lettera a sua zia Beatriz del 10 dicembre 1953, mentre era in Guatemala pochi mesi dopo la morte di Stalin: “A El Paso ho avuto l’opportunità di passare attraverso i domini della United Fruit convincendomi ancora una volta quanto sia terribile la piovra capitalista. Ho giurato davanti a una foto del vecchio e compianto compagno Stalin non riposare fino a quando questa piovra capitalista non sarà annientata.” In questi anni talvolta firma le sue lettere, un po’ scherzosamente, come “Stalin II”
Anni fa, dopo la sua lettera dal Guatemala – nel mezzo del processo rivoluzionario a Cuba – Guevara riaffermava la sua posizione nei confronti di Stalin:
“E’ fondamentale pubblicare le opere di Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao così da mettere in evidenza gli ‘eterodossi capitalisti” come Kruscev e Trocki.
Nei cosiddetti errori di Stalin sta la differenza tra un rivoluzionario e un revisionista. Si deve vedere Stalin nel suo contesto storico, nel quale si è sviluppato, così lo si deve apprezzare. Sono arrivato al comunismo grazie a Stalin e nessuno può dirmi di non leggere le sue opere. Le ho lette anche quando era considerato disdicevole leggerle, ma questo era un altro periodo. Siccome sono una persona non troppo brillante e per di più testarda continuerò a leggerle.” Che Guevara, 14 dicembre 1965 – lettera al compagno Armando Hart dalla Tanzania
Uno dei biografi di Guevara, il politico messicano Jorge Castañeda ha scritto: “Guevara è diventato uno stalinista in un momento in cui migliaia di persone si stavano allontanando dal “comunismo” ufficiale. Rifiutò il discorso di Krusciov nel 1956 che denunciava i crimini di Stalin come “propaganda imperialista” e difese l’invasione russa dell’Ungheria che represse la rivolta operaia lì nello stesso anno” (J. Castañeda, Compañero: The Life and Death of Che Guevara, 1997).

Quattro anni dopo l’inizio della “destalinizzazione” di Krusciov, nel novembre del 1960 Ernesto Che Guevara era in visita a Mosca come rappresentante ufficiale del governo cubano. Contro il consiglio dell’allora ambasciatore cubano di evitare un’azione del genere, il Che insistette per visitare e depositare un omaggio floreale sulla tomba di Stalin presso la necropoli del Cremlino. Davanti la tomba di Stalin commentò il suo viaggio
“Anche io, arrivando in Unione Sovietica, mi sono sorpreso perché una delle cose che si nota di più è l’enorme libertà che c’è, l’enorme libertà di pensiero, l’enorme libertà che ha ciascuno di svilupparsi secondo le proprie capacità ed il proprio temperamento.”
Nel 1961 affermò: “Ogni rivoluzione comporta, lo si voglia o no, piaccia o no, una parte inevitabile di stalinismo, perché ogni rivoluzione deve fronteggiare l’accerchiamento capitalista. Noi abbiamo dovuto imparare in poco tempo cos’è il blocco economico, la sovversione, il sabotaggio e la guerra psicologica che l’imperialismo può condurre contro un paese rivoluzionario. Noi sappiamo che è una necessità assoluta difendersi dall’accerchiamento imperialista, e l’invasione del 17 aprile(Baia dei porci) ci ricorda che nessuna misura, nessun sacrificio è superfluo su questo terreno.”
Quando i sovietici accusarono di trozkismo Guevara per la sua insistenza radicale sull’impegno internazionalista, il “Che” ribatté così l’importanza del pluralismo delle idee interno ad una logica di democrazia socialista, ma anche di netta contrarietà al trozkismo: “Io credo solo una cosa, ed è che si deve avere la capacità sufficiente per distruggere tutte le idee contrarie su un determinato argomento oppure lasciare che le opinioni si esprimano… Non è possibile distruggere le opinioni a bastonate e questo è proprio ciò che uccide tutto lo sviluppo, lo sviluppo libero dell’intelligenza. Ora, è vero che dal pensiero di Trockij si possono ricavare una serie di cose. Io credo che nelle questioni fondamentali su cui si fondava, Trockij commetteva degli errori; credo che il suo comportamento posteriore fu erroneo e negli ultimi tempi anche oscuro”
Gli ultimi anni del Che sono caratterizzati da una crescente sfiducia sul ruolo dei paesi del “socialismo reale”, e gli inediti inseriscono in un contesto ancora più chiaro il suo discorso al Secondo Seminario Economico Afroasiatico, svoltosi ad Algeri nel Febbraio 1965: “Come si può parlare di “reciproca utilità” quando si vendono ai prezzi del mercato mondiale le materie prime che costano sudore e sangue e patimenti ai paesi arretrati, e si comprano ai prezzi del mercato mondiale le macchine prodotte dalle grandi fabbriche automatizzate di adesso? Se stabiliamo questo tipo di relazione tra i due gruppi di nazioni, dobbiamo convenire che i paesi socialisti sono, in un certo modo, complici dello sfruttamento imperialista. I paesi socialisti hanno il dovere morale di farla finita con la loro tacita complicità con i paesi occidentali sfruttatori.”
“Il mio dovere di marxista-leninista è quello di smascherare chi si cela dietro al revisionismo, il trockismo e l’opportunismo e insegnare ai compagni che non devono accettare come validi i giudizi contro Stalin formulati borghesi, socialdemocratici o poseudocomunisti lacchè della reazione il cui vero scopo è distruggere il movimento operaio dall’interno.”
Che Guevara, Novembre 1966
Che Guevara: “I came to communism because of Stalin”
Sono arrivato al comunismo a causa di Stalin
IL PENSIERO DI ERNESTO “CHE” GUEVARA SU URSS, STALIN E TROCKISMO