
Prime pagine di giornali dai titoli catastrofici. Un fronte anticomunista particolarmente “aspro” per l’esperienza del fascismo. Storie ingigantite. Così è nata una delle invenzioni in assoluto più riuscite della propaganda anticomunista: la leggenda che narra dei comunisti che mangiano i bambini.
«Papà salvami!», «Madre! Salva i tuoi figli dal bolscevismo!». Stalin nelle sembianze mostruose di un orco. La falce e il martello impressi nelle fauci di ragni orribili. Soldati russi e alleati raffigurati come spettri. Tutto su pieghevoli, pagine di riviste, manifesti dalle tinte caravaggesche illustrati sovente da chine illustri, quelle di Luigi Boccasile e Walter Molino. Un periodo tra il 1944 (siamo a Salò, e il fronte divide l’Italia in due) e la metà dei Cinquanta (nell’Italia della ricostruzione).
Ad arroventare gli anni tra guerra mondiale e guerra fredda c’è stata (anche) quell’accusa di mangiare i bambini, l’invenzione in assoluto più fortunata della propaganda anticomunista. Una leggenda nata durante la carestia degli 30 in Ucraina causata dai kulaki ucraini
LA PROPAGANDA DI SALO’ – Un fatto storico che venne ripreso e amplificato dalla propaganda di Salò. Nel ’43, proprio a ridosso di Natale per aumentare l’impatto emotivo, viene pubblicata la notizia terrificante di una deportazione in Russia di bimbi italiani, dai 4 ai 14 anni. Un tam tam incessante di giorni, con cronache che raccontano di donne straziate dal dolore, di genitori che decidono di uccidere i loro bambini e poi di suicidarsi piuttosto che lasciarli partire per la Russia. Si racconta di navi affondate con il carico di bambini: un falso, ovviamente . Ma un falso che, soprattutto in Italia, fatica ad essere cancellato. Da noi, finita la guerra la leggenda assume «aspetti più dilatati che altrove, vuoi perché l’esperienza del fascismo enfatizza lo scontro con il comunismo e suscita timori e paure più che in altre realtà, vuoi perché dalla metà degli anni Quaranta in Italia opera il più grande Partito comunista dell’Occidente. E dunque la reazione del fronte avverso è particolarmente aspra». Tanto aspra da fare credere che i “comunisti mangiano i bambini”.
GUERRA FREDDA – Un crescendo che si alimenterà, ancor più nei decenni di guerra fredda, con lo scontro sempre più feroce tra Dc e i comunisti. Che raccontavano – pure loro – di bambini che rifiutavano il cibo offerto dalle organizzazioni cattoliche convinti che fosse avvelenato, «perché i preti uccidevano i bambini per spedirli in paradiso».
BERLUSCONI, COSSIGA E D’ALEMA
– Ma intanto siamo arrivati ai giorni nostri. L’Orco con la falce e il martello che mangia i bambini è sempre lì, nell’immaginario ritagliato tra politica e propaganda. Lo sa bene Silvio Berlusconi che tra paradossi, barzellette e asserite verità ne ha detto sovente nelle sue campagne elettorali. Bimbi non mangiati dai comunisti, semmai «fucilati». Oppure, nella Cina di Mao, «bolliti per concimare i campi». Compare anche Francesco Cossiga a «sdoganare», sul filo dell’ironia, la leggenda. Quando D’Alema arriva a palazzo Chigi – è la prima volta di un ex Pci e siamo nel 1998 – il presidente emerito gli regala un bambolotto di zucchero. «Così non interromperai la tradizione dei comunisti che mangiano i bambini».