
Devo ancora trovare una singola fonte credibile che indichi un caso in cui il Che ha giustiziato ‘un innocente’.
Jon Lee Anderson, autore di Che Guevara: A Revolutionary Life
Le menzogne su Guevara, perché esprimono l’esatto contrario della verità che, come sottolinea Roberto Occhi, scrittore non di parte:
“Da tutte le testimonianze dirette, anche degli avversari, sappiamo che aveva il massimo rispetto per i prigionieri e i nemici feriti, trattandoli con dignità e giustizia; liberava sempre i prigionieri dopo una detenzione di poche ore in cui spiegava loro le ragioni della guerriglia e costante fu l’attenzione per i nemici feriti, dettata da criteri umanitari e dalla sua sensibilità di medico”
“Che Guevara la più completa biografia”, Ed. Verdechiaro, 2007
Ci sono, tra i tanti, due aneddoti nella vita di Guevara che ne dimostrano le sue qualità umane, uno prima delle sue scelte rivoluzionarie e uno durante la guerriglia a Cuba. Il primo racconto lo ricordò Alberto Granados, il compagno di Guevara quando da giovani laureandi in medicina, girarono l’America Latina a bordo della loro famosa motocicletta. Nell’estate del 1952 Guevara, con il suo compagno di viaggi, sono al lebbrosario di San Pablo nella provincia di Loreto in Amazonia dove prestano soccorso ai ricoverati.
I malati li ricorderanno come i due che li “avevano fatti sentire normali”.
Il secondo racconto lo riferì nel 2001, dopo tanti anni, al Corriere della Sera, un rarissimo italiano, Gino Donè, che era stato per un certo periodo con il Che durante la guerriglia:
Eravamo andati in una specie di economica bettola a mangiare”, racconterà Donè, “con pochissimi soldi che ognuno di noi aveva. Vediamo che Guevara va al banco con una vecchia e due bambini che comprano qualcosa e poi la vecchia va via con delle scodellette di cibo. Viene tra noi Ernesto e annuncia con allegria: “oggi non ho fame”.
Aveva speso fino all’ultimo spicciolo per i mendicanti”. Ma come mi era andato il sangue alla testa, ora non puoi sfamarti e sei troppo importante per noi e la missione che ci aspetta esige star bene in piedi. Pichi, uno di noi, fa da paciere e propone di dividere tra tutti quello che abbiamo. Guevara ci confessa: “Quando vedo la fame negli occhi degli altri, la vedo capisci, devo subito fare qualcosa, anche vuotare le tasche degli ultimi spiccio
E del fatto che Guevara pretendesse comportamenti umani ne abbiamo anche la prova da alcune rimostranze, che in quei momenti di odio bellico, avanzava qualcuno a cui magari i soldati di Batista avevano ucciso familiari o compagni. Per contenere queste critiche Guevara spiegava e troviamo annotato in quei momenti:
Il nostro atteggiamento contrasta con quello del nemico: essi danno il colpo di grazia ai nostri feriti e abbandonano i loro. Con il tempo questo diventerà un fattore del nostro successo.
Questo lo ha scritto e spiegato Guevara ai suoi compagni che si lamentavano del suo atteggiamento “umano” e questi attestati “indiretti” da soli buttano nel cesso ogni bufala su “Guevara carnefice”.
Nel suo (di Guevara) celebre lavoro: “La guerra di guerriglia” egli scrive:
Credo sinceramente che il terrorismo sia un’arma negativa che non produce in alcun modo gli effetti voluti e che può indurre un popolo a mettersi contro un determinato movimento rivoluzionario.
Non ci sarebbe bisogno di altro per confutare queste menzogne, ma vogliamo spendere due parole per smascherare l’abietto tentativo del potere borghese, dei suoi manutengoli e dei cretini e creduloni di turno, per smitizzare la figura del “Che”, attraverso menzogne nel web. Si dà il caso, infatti, che il ribellismo rivoluzionario di Guevara non è mai stato digerito né dagli americani né da tutte quelle classi, oligarchie, movimenti e partiti che gli furono idealmente avversi. Delle destre poi, inutile parlare. Come ha scritto Manuel Vasquez Montalban:
Il Che è come un incubo per il pensiero unico, per il mercato unico, per la verità unica, per il gendarme unico. Il Che è come un sistema di 4 segnali di non sottomissione, una provocazione per i semiologi o per la santa inquisizione, dell’integralismo neoliberale.
Che era un razzista?
La risposta a questa domanda si basa su un follow-up: quando?
Dal diario che Ernesto scrisse prima di essere Che, prima di essere un comunista, quando aveva solo 24 anni e quando aveva appena avuto un contatto significativo con i neri per la prima volta (l’Argentina è in gran parte bianca), possiamo trarre i seguenti passaggi.
I neri, quei magnifici esempi della razza africana che hanno mantenuto la loro purezza razziale grazie alla loro mancanza di affinità con il bagno, hanno visto il loro territorio invaso da un nuovo tipo di schiavo: il portoghese.
Il nero è indolente e sognatore; spende il suo magro salario in frivolezza o bevanda; l’europeo ha una tradizione di lavoro e risparmio, che lo ha perseguitato fino a questo angolo d’America e lo spinge ad avanzare, anche indipendentemente dalle sue aspirazioni individuali.
Questi sono i passaggi spesso citati utilizzati per stabilire il pregiudizio di Guevara, e sono indubbiamente razzisti, e completamente tipici per un professionista argentino del suo tempo. È sicuro dire, storicamente parlando, che il 24enne Guevara era in effetti un razzista. Tuttavia, con ulteriore esperienza e la sua conversione al marxismo, Guevara divenne un antirazzista e antimperialista impegnato.
Nel suo discorso del 1964 alle Nazioni Unite, Guevara disse quanto segue.
L’ora finale del colonialismo è suonata, e milioni di abitanti dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina si alzano per incontrare una nuova vita e richiedono il loro diritto illimitato all’autodeterminazione.
Parliamo per mettere il mondo in guardia su ciò che sta accadendo in Sudafrica. La brutale politica dell’apartheid viene applicata sotto gli occhi delle nazioni del mondo. I popoli dell’Africa sono costretti a sopportare il fatto che nel continente africano la superiorità di una razza sull’altra rimane politica ufficiale, e che in nome di questa superiorità razziale l’omicidio viene commesso impunemente. Le Nazioni Unite non possono fare nulla per fermare questo?
Coloro che uccidono i propri figli e discriminano quotidianamente contro di loro a causa del colore della loro pelle; coloro che lasciano liberi gli assassini di neri, proteggendoli, e inoltre punendo la popolazione nera perché chiede i suoi legittimi diritti come uomini liberi – come possono coloro che fanno questo considerarsi custodi della libertà? Il governo degli Stati Uniti non è il campione della libertà, ma piuttosto l’autore di sfruttamento e oppressione contro i popoli del mondo e contro una gran parte della sua stessa popolazione.
Cementando il suo ruolo unico nella storia come leader rivoluzionario che ha vinto la sua rivoluzione, ma ha lasciato la terra che poteva governare per combattere fino alla morte facendo rivoluzioni in tutto il mondo, Guevara alla fine si è trasferito per combattere come “consigliere rivoluzionario” per i ribelli nel Congo. Ciò dimostra la sua convinzione che i popoli dell’America Latina, dell’Africa e dell’Asia dovevano unirsi per spezzare la schiena dell’imperialismo occidentale.
Mentre era nel Congo, tuttavia, Guevara si disilluse con i ribelli a cui si era unito e scrisse con frustrazione della loro mancanza di disciplina e cercò di imporre un ordine rigoroso, basato sulla sua esperienza di successo, e per questi commenti e azioni, alcuni hanno sostenuto che Guevara aveva dimostrato di sentirsi superiore agli africani neri.
Tuttavia, trovo che questa sia un’analisi inadeguata; sarebbe più accurato dire che Guevara era frustrato da qualsiasi gruppo rivoluzionario che non osservava una disciplina rigorosa e avrebbe parlato duramente a qualsiasi gruppo del genere.
Data la mancanza di prove per qualsiasi dichiarazione di razzismo dopo essere diventato un rivoluzionario comunista, la posizione antirazzista intransigente della sua ideologia, il suo ruolo nella rivoluzione cubana che ha garantito i pieni diritti degli afro-cubani e le sue dichiarazioni pubbliche a sostegno delle lotte dei neri Stati Uniti e in Sudafrica, è sicuro dire che quando divenne internazionalmente famoso, Che Guevara non era un razzista.
Che odiava i gay?
La società cubana era stata fortemente omofoba per tutto il tempo in cui c’era stata consapevolezza pubblica di una comunità omosessuale, e la Rivoluzione, sebbene promettesse progressi in quasi tutti i settori della società per quasi tutti i gruppi repressi, non fece nulla per combattere la discriminazione contro i cubani LGBT per i primi due decenni del suo governo, e il governo sotto Fidel Castro peggiorò persino le cose in alcuni casi, denunciando l’omosessualità come borghese e decadente e imponendo nuove leggi anti-omosessuali. Le prospettive dei cubani LGBT sono peggiorate dopo che è stato scoperto che diversi gruppi di uomini gay erano entrati al servizio della CIA in attività controrivoluzionarie, un crimine che è stato purtroppo generalizzato a tutti i cubani gay da molti.
Il governo cubano ha richiesto a tutti gli uomini di prestare servizio militare, ma coloro che non avrebbero prestato servizio (Testimoni di Geova, obiettori di coscienza) e coloro che non erano autorizzati a prestare servizio (gay) hanno invece prestato servizio nei campi agricoli, come parte delle “Unità militari per aiutare la produzione” (UMAP). L’idea era che i non combattenti rafforzassero comunque la rivoluzione, a livello nazionale. Le cose sono rapidamente sfuggite di mano e queste sono diventate apertamente abusive, un segno della repressione che i cubani LGBT hanno subito anche dopo la Rivoluzione.
Coloro che prestavano servizio in questi campi militari interni venivano picchiati, lavoravano per lunghe ore e, per tutto il loro servizio, venivano visti con il marchio del “decadente”. Descriverli come “campi di concentramento” sarebbe andare troppo lontano, poiché la loro funzione principale era quella di sostituire il servizio militare obbligatorio.
Circa tre anni dopo la creazione di questi campi, diverse guardie preoccupate informarono Fidel Castro degli abusi che si stavano verificando all’interno di questi campi. Curioso, Fidel si è infiltrato sotto copertura come un gay in uno di loro di notte e si è rivelato come una guardia stava per picchiarlo la mattina dopo. A seguito della visita di Castro e delle visite sotto copertura di 100 giovani comunisti eterosessuali che seguivano l’esempio di Fidel, i campi UMAP furono chiusi.
Nel 1979, la lenta marcia in avanti di Cuba nell’arena dei diritti LGBT è iniziata. Oggi, i cubani gay prestano servizio nell’esercito, ci sono più diritti uguali, le operazioni di cambio di sesso sono coperte dall’assistenza medica universale e i cubani transgender sono stati eletti al governo.
Questa domanda non riguardava Cuba, riguardava Che, ma non c’è molto da dire su Guevara qui. I campi sopra menzionati non sono stati aperti fino a quando Che non è andato a combattere le rivoluzioni nel Congo e in Bolivia, dopo essersi dimesso da tutte le cariche governative. Avrebbe parlato contro di loro? Avrebbe seguito Fidel nei campi? Avrebbe sostenuto Castro nel continuare le repressioni?
Bufale e menzogne su Che Guevara
Che Guevara era un assassino, un omofobo e un razzista?
