Marx. Salario, prezzo, profitto

Questa lotta per la restrizione delle ore di lavoro si accese tanto più furiosamente proprio perché, a parte gli spaventi degli avari, interessava da vicino la grande disputa tra la cieca legge dell’offerta e della domanda, su cui si fonda l’economia politica della classe media, e la produzione sociale regolata dalla previsione sociale, che costituisce l’economia politica della classe operaia.Invece del motto conservatore, “Un giusto salario giornaliero per una giusta giornata lavorativa!”Dovrebbero scrivere sulle loro bandiere la parola d’ordine rivoluzionaria: “Abolizione del sistema del lavoro salariato!”

Tutta la storia dell’industria moderna mostra che il capitale, se non gli vengono posti dei freni, lavora senza scrupoli e senza misericordia per precipitare tutta la classe operaia a questo livello della più profonda degradazione.

Engels nel 1850

In questa agitazione le classi lavoratrici hanno trovato un mezzo per conoscersi, per prendere coscienza della propria condizione sociale e dei propri interessi, per organizzarsi e rendersi conto della propria forza.

La classe operaia nel suo insieme, dopo aver partecipato a questa lotta, è cento volte più forte, più consapevole e meglio organizzata di prima

La classe operaia avrà imparato dall’esperienza che nessun vantaggio duraturo potrà derivarle da altri, ma che questo vantaggio dovrà procurarselo da sé, conquistando in primissimo luogo il potere politico

V.I. Lenin “Il Primo Maggio” – aprile 1904

Compagni operai! Si avvicina il giorno del Primo Maggio, nel quale gli operai di tutti i paesi celebrano il loro risveglio alla vita cosciente, celebrano la loro unione nella lotta contro ogni sorta di violenza e di oppressione dell’uomo sull’uomo, nella lotta per la liberazione di milioni di lavoratori dalla fame, dalla miseria e dall’umiliazione. Due mondi sono l’uno contro l’altro in questa grande lotta: il mondo del capitale e il mondo del lavoro, il mondo dello sfruttamento e della schiavitù e il mondo della fratellanza e della libertà.

Da una parte, un pugno di ricchi parassiti. Essi si sono impadroniti della fabbriche e delle officine, degli strumenti di lavoro e delle macchine. Essi hanno convertito in loro proprietà privata milioni e milioni di desiatine di terra e montagne di denaro. Hanno costretto il governo e l’esercito ad essere i loro servi, ad essere i fedeli guardiani della ricchezza accumulata.

Dall’altra parte, milioni e milioni di diseredati. Essi debbono mendicare dai ricchi il permesso di lavorare per loro. Con il proprio lavoro creano tutte le ricchezze, ma devono battersi tutta la vita per un tozzo di pane, mendicare il lavoro come un’elemosina, estenuarsi e rovinarsi la salute in un lavoro superiore alle loro forze, soffrire la fame nei tuguri delle campagne, negli scantinati e nelle soffitte delle grandi città! Ma questi diseredati e lavoratori hanno dichiarato guerra ai ricchi e agli sfruttatori.

Gli operai di tutti i paesi lottano per l’emancipazione del lavoro dalla schiavitù salariata, dalla miseria e dal bisogno. Lottano per un’organizzazione della società nella quale le ricchezze create col lavoro comune tornino a beneficio di tutti i lavoratori, e non di un pugno di ricchi. Si battono per rendere le terre, le fabbriche, le officine, le macchine proprietà comune di tutti i lavoratori. Vogliono che non ci siano ricchi e poveri, che i frutti del lavoro vadano a chi lavora, che tutte le conquiste dell’intelligenza umana, tutti i miglioramenti nel lavoro rendano migliore la vita di chi lavora, e non servano per opprimere il lavoratore.

Stalin, “Evvia il Primo Maggio”

Compagni!
Fin dal secolo scorso gli operai di tutti i paesi decisero di festeggiare ogni anno questo giorno, il giorno del Primo Maggio.

Questo avvenne nel 1889, anno in cui, al congresso dei socialisti di tutti i paesi, tenutosi a Parigi, gli operai decisero che proprio oggi, nel giorno del Primo Maggio, quando la natura si sveglia dal sonno invernale, i boschi e le montagne si rivestono di verde, i campi e i prati si ornano di fiori, i raggi del sole diventano più tiepidi, vibra nell’aria la gioia della rinascita e la natura si abbandona alla danza e al giubilo – essi decisero che proprio oggi si dichiarasse al mondo intero, ad alta voce e apertamente, che gli operai portano all’umanità la primavera e la liberazione dalle catene del capitalismo, che gli operai sono chiamati a rinnovare il mondo in nome della libertà e del socialismo.

Ogni classe ha le sue feste preferite. I nobili istituirono le loro feste, in cui proclamavano il loro “diritto” di spogliare i contadini. I borghesi hanno le loro, in cui “giustificano” il “diritto” di sfruttare gli operai. Anche i preti hanno le loro feste, ed esaltano in esse gli ordinamenti estenti, per cui i lavoratori muoiono nella miseria e i fannulloni sguazzano nel lusso. Anche gli operai devono avere la loro festa e in essa devono proclamare: lavoro per tutti, libertà per tutti, eguaglianza per tutti gli uomini. Questa è la festa del Primo Maggio. Così decisero gli operai fin dal 1889.
Da allora il grido di lotta del socialismo operaio echeggia sempre più forte nei comizi e nelle dimostrazioni del Primo Maggio.